Pochi giorni dopo l’insediamento Donald Trump annunciò un’imposta alle navi di fabbricazione cinese che sbarcano negli Stati Uniti.

Questo articolo approfondisce l’eventuale impatto del dazio sulle politiche commerciali.

I dettagli della manovra dalla USTR

L’United States Trade Representative ha esposto i dettagli della manovra spiegando quanto segue:

  • Pagamento fino a 1.5 milioni di dollari per ogni scalo portuale fatto negli USA da navi di fabbricazione cinese.
  • Pagamento fino a un milione di dollari per ogni spedizione fatta con navi gestite da aziende cinesi (indipendentemente dal luogo di fabbricazione)
  • Pagamento fino a un milione di dollari per le compagnie di navigazione che abbiano ordinato oltre la metà delle nuove imbarcazioni da cantieri cinesi.

Quanto descritto verrà moltiplicato per il numero degli scali quindi se una nave dovesse fare porto un paio di volte durante un normale viaggio intercontinentale il valore della tassa raddoppia.

L’intero settore delle spedizioni sottolinea i rischi della manovra che ridefinirebbe sensibilmente prezzi e rotte: i porti diminuirebbero rendendo inutile il lavoro di svariate categorie professionali ad ogni livello con conseguente modifica nella gestione generale.

L’amministrazione punta ancora una volta a limitare il potere commerciale asiatico in favore della bandiera a stelle e strisce evitando un significativo vantaggio cinese sotto il profilo bellico della produzione industriale.

I settori colpiti

Per quanto la manovra appaia minore rispetto agli altri dazi imposti in precedenza va sottolineato che quasi l’intero commercio di cibo, materie prime e beni di consumo avviene via mare e la maggior parte delle navi impegnate sono di produzione cinese.

Da uno studio di Global Times è emerso che nel 2024 l’industria cantieristica dell’Asia orientale rappresentava il 55.7% della costruzione navale globale, il 74.1% dei nuovi ordini e il 63.1% di quelli in corso. Entro il 2049 infine il governo mira a costruire una marina di livello mondiale che forse spaventa la Casa Bianca al punto da tentare manovre economiche dai dubbi risultati.

Produzione delle navi da parte della Cina: Report del China's shipbuilding industry
China’s shipbuilding industry

La situazione in Italia

Confitarma, la confederazione italiana degli armatori legata a Confindustria ha subito prodotto un’analisi puntuale simulando l’impatto della manovra sul Paese.

Una porta container standard stocca in media diecimila container e per ognuno dovrà pagare da 400 a 600 dollari per un viaggio con tre scali negli Stati Uniti. In totale si stimano costi superiori a 52 miliardi di dollari annui per le spedizioni mondiali senza contare le navi della flotta italiana costruite in Cina e quelle commissionate per i prossimi anni.

Benefici statunitensi…o forse no!

In Asia la manodopera a costi ribassati e gli incentivi governativi hanno portato all’apertura di molteplici cantieri in grado di abbattere la concorrenza. Rispetto all’Europa infatti il prezzo di una porta container standard può calare fino al 75% (circa).

A tal proposito gli Stati Uniti sono invece fermi dalla fine degli anni Settanta quando, dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale erano state stanziate ingenti somme di denaro statale per rilanciare il settore delle estrazioni petrolifere oceaniche.

I piani di Trump quindi potrebbero prevedere il reinvestimento del denaro proveniente dai dazi nel rilancio dell’industria cantieristica americana. Nuovi cantieri, nuovi posti di lavoro e una produzione interna ai propri confini.

Secondo il parere degli esperti tuttavia questa strada è insostenibile. In primo luogo le compagnie marittime eliminerebbero dalle rotte i porti minori (che diventando inutili inizierebbero a licenziare i propri dipendenti) concentrandosi sui più grandi oppure sfruttando opzioni disponibili in Canada e Messico.

Inoltre è auspicabile che a farne le spese saranno soprattutto i consumatori americani che noteranno un sensibile aumento nei prezzi dei prodotti importati dagli USA e non solo. Anche le esportazioni infatti subirebbero il contraccolpo dovendo gestire in modo differente il trasporto attraverso vie più convenienti (rotaie e autostrade) o per raggiungere gli attracchi di New York e Los Angeles.

Una possibile soluzione per l’Italia

Differenziare le categorie merceologiche e costruire nuove rotte di navigazione oltre l’area degli Stati Uniti potrebbe rappresentare una valida soluzione ai dazi.

Aziende e imprenditori concordano sulla predisposizione dei settori commerciali a fronteggiare una crisi quando è di natura tecnica (un esempio è la metallurgia durante la recente guerra tra Russia e Ucraina). Il problema in questo caso è tuttavia diverso perché fondato sull’imprevedibilità delle decisioni amministrative americane.


Per approfondire la questione sui dazi e sull’impatto che avranno nel panorama europeo e italiano vi invitiamo contattarci e a seguirci su LinkedIn dove a breve pubblicheremo i dettagli di un apposito webinar sull’argomento.

Fonti: Center for Strategic and International Studies – Global Times – Il Post